Bizzarro fiume
che cambi il trucco
al mutar della stagione!
Ti ho riconosciuto
nella tua nuova veste
di liquida seta
adagiata su candida ghiaia.
Ti ho riconosciuto
nel rinnovato percorso
disegnato dalla corrente
dopo che ha espulso
la sua rabbia.
Ti ho riconosciuto,
fiume monellaccio,
anche se ti sei fasciato
di verde boscaglia
screziata di bianco profumo
di fiori d’acacia.
Arriviamo ora al dunque,
o fiume birbante,
strizziamoci l’occhio
e manteniamo il segreto:
abbiamo vissuto
quel che basta
per svelarci i gusti
degli abiti nuovi
che sicuri indossiamo
al mutar di ogni stagione.
Da quell’aereo
che stava decollando
ho notato dal finestrino
un maggiolino giallo.
E a vederlo dall’alto,
così lanciato in autostrada,
mi è caro pensare
che si fosse liberato
da un intrigo di cinghie
che lo inchiodavano
in una gabbia
puntellata di ventose.
Maggiolino giallo,
di sicuro hai trovato un appiglio
per strattonarti dalla frana
che covava in te
e, nel tuo guizzo di libertà,
hai travolto i passi di chi
stava tracciando un percorso non tuo.
Il vento
Il vento solleva la polvere,
ingruma le foglie,
fischia,
trascina le nuvole,
le sbatte,
le avvolge,
le svuota,
le asciuga.
Il vento schiaffeggia i visi,
scompiglia i capelli,
annebbia la vista,
confonde le parole,
le mescola
e le disperde nel fumo.
Per anni ha trascinato
i suoi canaloni di polvere,
poi il vento cambiò direzione
e con un giro di scopa
si fece pulizia,
l’aria diventò limpida,
la voce si schiarì
e le parole si liberarono
dai veli del fumo.
Il quadro rappresentato nel video è di Ermida Simioni, olio su tela
Un fiore coltivato
per onorare un ricordo
è il nastro di raso della promessa
di affidarlo a un tempo infinito.
E il fiore diverrà la mano
con cui cingere in vita
quella memoria presente
e mai tradita.
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